La mia esperienza mi porta a pensare che il futuro delle costruzioni debba poggiare su un approccio più chiaro e solido alla progettazione. Troppo spesso, infatti, i progetti nascono con un deficit di conoscenza: mancano dati, approfondimenti e analisi preliminari che, inevitabilmente, generano modifiche e ritardi in fase esecutiva.
Per questo credo sia necessario puntare su due livelli distinti di progettazione:
- Il progetto delle conoscenze, che corrisponde al progetto di fattibilità tecnico-economica ma arricchito di contenuti tipici di un definitivo, con particolare attenzione alla raccolta e all’analisi dei dati preliminari.
- Il progetto esecutivo, che deve poggiare su basi solide e ben definite, riducendo al minimo imprevisti e varianti in corso d’opera.
Un altro punto fondamentale è quello dei processi autorizzativi. L’esperienza maturata dimostra che lavorare in parallelo, con tutte le parti coinvolte e con l’obiettivo comune di rispettare tempi e qualità, porta risultati concreti. Quando c’è collaborazione, anche la macchina amministrativa riesce a dare risposte in tempi corretti.
In questo quadro, il nuovo Codice degli Appalti può giocare un ruolo decisivo. Non si tratta solo di una riforma richiesta dall’Europa, ma anche di un’occasione culturale: passare da una pubblica amministrazione difensiva a una logica orientata al risultato, senza mai dimenticare concorrenza e legalità.
Credo che, integrando questi aspetti – progettazione più consapevole, iter autorizzativi snelli e un codice moderno – il settore delle costruzioni possa davvero diventare più efficiente, moderno ed efficace, pronto ad affrontare le sfide del PNRR e quelle future.
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